Da quanto ho saputo di aver vinto una borsa di studio con Intercultura, é iniziata la mia esperienza come exchange student. Nella lista di paesi da scegliere, avevo messo vari paesi asiatici, e quando sull’e mail ho letto “Vincitore, annuale, Filippine” sono letteralmente scoppiata in lacrime. Per me non era tanto importante il paese, quanto sperimentare di vivere a contatto con una cultura e realtà totalmente diversa da quella in cui sono nata e cresciuta.
Sono qui da 9 mesi, e non potrei essere più felice e al contempo triste.
Che dire, le Filippine non sono di certo una delle mete più comuni, ma è proprio per questo che sono felicissima di averle “scoperte”.
Le Filippine sono un ammasso di circa 7.000 isole e io vivo a Bohol, un’’isola stupenda del centro : spiagge bianche, barriere coralline, campi di riso, foreste e paesaggi bellissimi.

Le lingue ufficiali sono il Tagalog (Filippino) e l’’Inglese, ma sono molto parlati anche vari dialetti interni, a seconda della regione. La mia regione si chiama Visayan, e il dialetto parlato è il Bisaya.
Con la mia famiglia e le persone in generale uso l’inglese e il Bisaya, che ho un po’’ imparato.
La vita qui ha ritmi totalmente diversi da quelli occidentali, le giornate sono impegnative e lunghe, ma giuro che non ho mai visto un filippino stressato, e mai lo sono stata io durante questi nove mesi!
I filippini sono persone molto solari, come dice il loro motto preferito “it’s more fun in the Philippines!”
è strano dirlo, ma per quanto diversa possa essere la loro cultura, ho trovato anche tantissimi aspetti in comune con la nostra. La generosità, importanza vitale verso il cibo, tipica di noi italiani. Il fatto di essere sempre sonori e farci riconoscere ovunque… Abbiamo tantissimi valori in comune: la famiglia è fondamentale nelle loro vita, tant’è che sono pochi i filippini che vanno via di casa una volta sposati. Per questo le famiglie sono allargate : zii nonni cugini nipoti ecc, che spesso vivono tutti sotto lo stesso tetto.


È inevitabile che prima di partire ci si faccia un’idea generale del paese in cui si andrà, ma non sarà mai e poi mai come lo si immagina.
Infatti io prima di partire, essendo comunque un paese asiatico, me lo aspettavo molto più conservatore di quello che sia in realtà.
Sono, parlando generalmente, molto aperti riguardo a un sacco di ambiti.
È un paese del terzo mondo, ma questo non vuol dire che bisogna aspettarsi chissà cosa, la tecnologia qui è più usata che in Italia, i social media non sono mai stati così importanti (i filippini hanno un’’ossessione per come appaiono agli occhi della società) ascoltano musica, cantano e ballano, 24h su 24 al giorno : un passa tempo tipico è il “videoke” (non altro che il karaoke).
La popolazione è a maggioranza Cattolica, per i Filippini Dio e il rapporto con la chiesa è importantissimo, è rarissimo incontrare qualcuno di Ateo.
È tipico andare in chiesa tutte le domeniche, anche se con la mia famiglia non ci vado così spesso. Prima di mangiare in genere si prega.
La cristianità è un aspetto fondamentale di questa cultura.
Per quanto riguarda la famiglia, è generalmente patriarcale, come la mia.
Mi sono trovata benissimo fin da subito, specialmente con mia mamma, con cui ho un rapporto bellissimo, è molto aperta mentalmente. La considero come una seconda madre, so che posso sempre contare su di lei.


Mio padre invece, è molto silenzioso, non riesce a parlare dei suoi sentimenti, ma sa dimostrare quanto mi vuole bene con i gesti (questo è tipico della cultura filippina: non ti diranno mai direttamente quello che pensano o provano, cercheranno di fartelo capire in altri modi; perché hanno paura di reazioni inaspettate, di ferirti o essere feriti)
Col tempo si è anche dimostrato tanto protettivo, ma ora per me è totalmente normale.
Ho anche due fratelli maggiori, che chiamo “kuya” un termine di rispetto che si usa appunto per le persone (maschi) più grandi di te. Per le femmine invece si usa “ate”. I miei fratelli sono simpaticissimi, molto amichevoli e anche loro protettivi. Ryan ha 23 anni, mentre Christopher ne ha 19.
All’’inizio è stato difficile vivere in una famiglia composta maggiormente da maschi, soprattutto perché con delle sorelle sarebbe stato più semplice confidarsi e parlare dei propri problemi, ma col tempo ho imparato a farlo anche con i miei kuya ed è per questo che ora abbiamo un rapporto davvero speciale.
Appena arrivata in famiglia mi hanno fatto sentire come parte di essa.
Parlando generalmente le famiglie filippine sono molto calorose e ospitali, non è difficile per loro accettare come parte della famiglia una persona totalmente estranea.
Sono qui da nove mesi, il rapporto che abbiamo creato durante questo periodo di tempo è fantastico, non potrei chiedere di meglio, li considero davvero pari alla mia famiglia naturale. Con loro ho condiviso momenti, emozioni e esperienze che non dimenticherò mai, e che hanno contribuito a creare quel forte legame che so durerà, anche dall’’altra parte del mondo.
Mia madre e mio padre mi hanno detto varie volte che vorrebbero che io tornassi in futuro, magari con la mia famiglia. Mi sento davvero come se avessi una casa dall’’altra parte del mondo, una famiglia sempre pronta ad aspettarmi..
Ovviamente, come in una vera famiglia, ci sono stati i bei momenti e i disappunti, dei comportamenti che alcune volte sono stati fraintesi etc., ma penso che sia proprio questo che renda il rapporto vero.
In casa i miei compiti sono quelli di pulire la mia stanza, spazzare il pavimento, lavare i piatti (ho i turni con i miei fratelli) e lavare i miei vestiti a mano .
La scuola penso sia stato il più grande “trauma” per me, è completamente diversa dalla scuola occidentale.
Innanzitutto bisogna indossare l’’uniforme: fatta di un tessuto pesante che non è il massimo unita alla temperatura media di 30 gradi (aspetto positivo: dopo circa 4 mesi il mio corpo si è abituato al caldo e all‘ umidità.) 
Le scuola nelle Filippine dura generalmente dal mattino fino alla sera.
Io avevo tutti i giorni lezione dalle 8:30/9:30 fino alle 6:30 ma nel mezzo ci sono (frequenti) ore di pausa. Il metodo di insegnamento e di studio sono molto più “blandi” rispetto all’’Italia, può sembrare pesante essendo abituati ai ritmi occidentali, ma dopo un mese mi ero già abituata a passare la maggior parte della mia giornata.
I voti si basano molto su progetti e presentazioni oltre che su interrogazioni o verifiche.
I miei voti durante questi due quadrimestri sono sempre stati alti, non ho avuto granché difficoltà e sono contenta del fatto che nella mia scuola tutti i corsi siano in inglese, mi ha aiutato moltissimo a migliorarlo. ( I filippini sanno parlare molto bene l’’inglese, e lo usano quotidianamente)
È molto comune avere insegnanti della propria età, o qualche anno più grandi… gli insegnanti adulti sono una rarità.


Per questo molto spesso si ha un rapporto di confidenza con i professori, mi è anche capitato andare a cena fuori con una mia insegnante! Con i miei compagni di classe ho un bel rapporto, e alcuni sono miei amici stretti con cui ho legato a inizio esperienza. La mia scuola è una scuola pubblica, in cui in genere vanno i ragazzi più “poveri” e questo mi ha aiutato a vivere la realtà del posto in maniera ancora più approfondita, perché ci sono anche molte scuole private, che sono costosissime e frequentate solo da ragazzi benestanti. Questa era la mia classe.

Una caratteristica peculiare qui, è che sembra quasi non ci sia una classe media : ci sono i ricchissimi (che vivono in case bellissime anche per gli standard occidentali) e c’’è anche tanta povertà… Camminando in mezzo alla strada lo si può palesemente notare, e questa è una delle cose a cui ho avuto difficoltà ad abituarmi all’’inizio.
Ora come ora mi sento consapevole della cultura che ho intorno, dell’’ambiente in cui vivo, non mi sento estranea o spaesata come i primi mesi, tutto il contrario!
Mi sento davvero a casa girando per le strade, come se fossi qui da più tempo.
So che ci sarebbero ancora tantissime cose da imparare e scoprire, un anno non è abbastanza per comprendere fino a fondo una cultura, ma sono contentissima di ciò che io sono riuscita ad imparare e ad assumere in questi nove mesi!
Le cose da dire sono tantissime, ho cercato di riassumere un po’’ le cose fondamentali che ho vissuto.
Mi sento cresciuta in tanti ambiti, sia a livello culturale che personale :
Non mi ha aiutato solo a conoscere un nuovo stile di vita, nuove tradizioni, lingue, cibi ecc, mi ha aiutato a crescere come persona, a migliorare la comunicazione con le persone, a comprendere dì più gli altri;
mi ha insegnato a pormi più domande, quanto la reciprocità sia importante e ad apprezzare di più quello che ho e che vivo quotidianamente.
Le cose che ho imparato sono moltissime, forse alcune di cui non sono ancora consapevole.
Penso che quest’’esperienza sia il modo più bello e pratico possibile per imparare ad aprire la mente a cose totalmente estranee a noi.
Vivere così a lungo a contatto con un’’altra realtà, che ora è diventata la Mia realtà, mi ha fatto davvero capire quanta diversità ci sia nel mondo e quanto importante sia condividerla.
Sono triste di dover concludere quest’’esperienza, ma contentissima di come l’’ho vissuta e mi sento fortunata ad averne avuto la possibilità.