Giovedì 27 settembre i volontari di Ivrea e Canavese hanno organizzato, una attività educativa con gli studenti del liceo Martinetti di Caluso dal titolo “Incontri che cambiano il mondo: una storia per tutta la vita”, per presentare il progetto educativo di Intercultura partendo dalle storie degli ex-partecipanti.
Negli ultimi sessant’anni decine di migliaia di studenti hanno vissuto, grazie a una borsa di studio di Intercultura, un’esperienza che ha cambiato la loro vita, in modi anche molto diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di aver sviluppato, con forme e intensità diverse, delle competenze, tra cui quella interculturale, oggi considerate come centrali nella costruzione del percorso personale e professionale dei futuri cittadini italiani ed europei.
Si sta discutendo molto, infatti, di didattica per competenze e di competenze chiave di cittadinanza: Intercultura, attraverso l’opera dei suoi volontari, porta avanti dal 1955 un progetto educativo orientato allo sviluppo di alcune di queste competenze. La nuova definizione delle competenze chiave per l’apprendimento continuo da parte della Commissione Europea, e l’inserimento da parte di OCSE-PISA della competenza “globale” nell’indagine 2018, rende il tema sempre più attuale.
“Nel mondo di oggi, oltre a leggere, a scrivere e a far di conto, bisogna imparare anche a sapere vivere con persone di tutto il mondo – spiega Lucia Bertino, referente regionale scuola e volontaria del Centro locale di Ivrea di Intercultura – e la scuola ha il compito di insegnare agli studenti ad allargare i propri orizzonti, a sollevare gli occhi dal proprio ombelico e a guardare oltre i confini del luogo dove si abita. In altre parole, le istituzioni internazionali ci stanno indicando la strada che una scuola moderna dovrebbe intraprendere: quella di insegnare alle nuove generazioni a stare al mondo e a vivere nel mondo, non accontentandosi di quello che le circonda a casa propria”.

L’incontro è stato mirato a far riflettere gli studenti, sui benefici che a livello personale possono essere tratti da un’esperienza di incontro con culture diverse e di apertura internazionale. “Se guardiamo al mondo di oggi – prosegue Isa Rancan, Presidente del Centro locale di Ivrea di Intercultura – è importante cercare di cogliere quelle occasioni che ci consentono di sviluppare certe caratteristiche, in termine di capacità e competenze utili a diventare cittadini aperti al mondo. La mobilità internazionale basata su un progetto educativo di questo tipo può essere una di queste occasioni da cogliere”.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati brevemente anche i risultati di una ricerca sviluppata dalla Fondazione Intercultura che ha intervistato 900 ex partecipanti a un programma di studio all’estero partiti tra il 1977 e il 2012
Approfittando della presenza di 5 ex partecipanti, Gregorio Defilippi ( 2016-2017 in Russia), Paola Rassa (2012-2013 in Malesia), Luca Benedetto (2006-2007 in Danimarca), Elena Franchitti (2014-2015 in Uruguay) e Erica (2012-2013 in Olanda), si è entrati nel vivo dell’evento e si sono confrontate le esperienze di questi ragazzi con quelle scaturite dall’indagine.

Il beneficio più importante, però,- ha concluso Gloria Defilippi responsabile della formazione del Centro locale di Ivrea di Intercultura -è la consapevolezza del ruolo attivo che queste generazioni di ex partecipanti ai programmi all’estero devono avere nella società. Essendo stati, da giovanissimi, a confronto con una cultura diversa per un lungo periodo, messi in una situazione di minoranza dove avevano difficoltà a capire la lingua, i gesti, le motivazioni di scelte, silenzi, sguardi, questi ex partecipanti ai programmi all’estero sono consci di vivere in un mondo che non si ferma ai confini della propria nazione e che sempre di più sta diventando cosmopolita.

dig


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