Gaia ha trascorso sei mesi in Cile. Ecco che cosa ci scrive della sua esperienza:

Com’è il Cile?
È la domanda che mi fanno tutti..
Difficile da dire, così, in due parole.
Forse impossibile spiegare com’è davvero il Cile, ma non mi stancherò mai di parlarne.
Il Cile per me sono tutte le persone che ho conosciuto, che mi hanno voluto bene, che mi hanno abbracciata quando mi vedevano triste, o spaventata, che mi hanno trattata come una vera amica, e non come una persona di passaggio, che mi hanno aperto le loro case, con cui ho condiviso le giornate.. Il Cile per me è il cielo di Santiago, sempre coperto dallo smog, ma bellissimo e immenso quando è sereno. È la catena delle Ande, che sembra abbracciare la città; sono i parchi immensi, i grattacieli, le baracche, il traffico, le signore che vendono piatti tipici sedute sui marciapiedi.. Per me il Cile è la voglia di ballare, di far festa, di visitare posti nuovi, o semplicemente di fare una passeggiata con qualcuno.
Il Cile è la mia scuola, i professori che mi abbracciano tutte le mattine, l’uniforme, le lezioni di ballo pascuense, il prato sul quale pranzavamo, la felicità dei ragazzi, anche alle 8 di mattina, il rapporto con i loro insegnanti, la cerimonia di fine anno, le preghiere la mattina.
Per me è anche la Patagonia, il vento di Punta Arenas, i pinguini, il ghiaccio, il cielo rosso fuoco.. Il deserto, i mille colori, che non pensavo potessero esistere in un solo paesaggio, il sole, i lama, gli indigeni, la polvere.. È Valparaiso e le sue case colorate, le onde dell’oceano, i murales, la primavera..
Per me il Cile è la mia famiglia, l’amore che ho ricevuto, e che ho imparato a dare.
Per me il Cile è casa mia, a 13.000 km dalla mia casa

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